REALIZZARE UNA ANAMORFOSI SPAZIALE

Le anamorfosi spaziali sono degli interventi artistici molto affascinanti e sarebbe bello se chiunque potesse realizzarle! In effetti esiste un "trucco" facile per anamorfizzare gli ambienti che ci circondano, occorre solo un po' di organizzazione e tanta creatività!

Per la realizzazione di una anamorfosi spaziale occorrono i seguenti materiali e strumenti:

- un proiettore
- un computer portatile (per consentire ampia libertà di movimento)
- nastro isolante colorato (se si vuole realizzare un'opera temporanea)
- pennarelli, pittura a tempera o altro tipo, pennelli (se si vuole realizzare un'opera 
  permanente)


Il proiettore deve essere posizionato nel punto scelto come PUNTO DI OSSERVAZIONE PRIVILEGIATO senza dimenticarsi di considerare anche l'ALTEZZA dell'OSSERVATORE IDEALE.  A questo punto si può proiettare l'immagine sulle pareti scelte per l'intervento ed entrare in azione!

Buon lavoro!



REALIZZARE UNA ANAMORFOSI CILINDRICA

Per realizzare una anamorfosi cilindrica occorre il seguente materiale:

- cartoncino di carta specchio 25x18 cm
- nastro adesivo
- una grigia ortogonale (10x10 da 1 cm)
- una griglia polare (distanza dei cerchi concentrici 0,8 cm)
- matite, colori, pennarelli


Le griglie potrebbero essere realizzate direttamente dagli alunni in collaborazione con il docente di educazione tecnica.

Procedimento:

1) Piegare il cartoncino di carta specchio in modo da ottenere un cilindro con un diametro di 7,5 cm, per fissarlo aiutarsi con il nastro adesivo.
2) Scegliere un disegno e riportarlo sulla griglia ortogonale (consiglio di scegliere un disegno molto semplice per capire prima il procedimento).
3) Una volta terminato il disegno sulla griglia ortogonale, riportarlo sulla griglia polare aiutandosi con i riferimenti (lettere e numeri delle coordinate, è un po' come se si stesse giocando a battaglia navale!)
4) Mentre si sta disegnando controllare l'esecuzione del disegno osservando l'immagine che si ricompone direttamente dal cilindro di carta specchio.

Buon lavoro!


ANAMORFOSI

Il termine anamorfosi deriva dal greco "ana" (all'insù, all'indietro, ritorno verso) e "morphe" (forma) e descrive quel fenomeno per il quale alcune immagini ci appaiono deformate, ma se osservate da un punto di vista privilegiato si ricompongono in un quadro leggibile. L’anamorfosi è un’illusione ottica e, come tale, insinua il dubbio nel nostro sistema percettivo, destabilizzandoci ed incuriosendoci; ci spinge ad un’osservazione attenta. Si mette in atto un processo che interviene sull’esperienza emotiva del guardare; rallentando il tempo della visione si rientra in contatto con lo stupore che alcune immagini provocano. Per molti versi ha un carattere magico.

Anamorfosi:

all’insù
all’indietro
ritorno verso una forma
formato di nuovo
ma vuol dire anche ritorno verso il Tempo
perché il tempo ha una forma
ma obliqua
tangente alla realtà che non si vede
o si vede per poco
come un barlume o un’ombra
se non si è in grado di trovare il varco. 

    (A. Carnemolla)


LE ORIGINI
Il processo anamorfico si sviluppa nel 1500 in seguito alla teorizzazione della prospettiva. II primo documento che descrive compiutamente l’anamorfosi, si trova nel Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, risalente al 1515, in cui è disegnato il volto, distorto, di un bambino. Successivamente, nel corso del Rinascimento, furono in molti, tra artisti e trattatisti, che si occuparono dell’argomento. Un dipinto in particolare manifesta questo processo, Gli Ambasciatori di Hans Holbein, del 1533, in cui è raffigurato un teschio deformato, irriconoscibile da un’osservazione frontale;  il teschio diventa riconoscibile solo osservando il quadro da una posizione scorciata (vicino al vertice, in basso a destra). In questa opera le arti e le scienze dovrebbero essere esaltate, invece, esse sono presentate sotto il segno della morte, declamazione dell’incertezza, della vanità e gli abusi che queste discipline comportavano.



Nel periodo Barocco, l’anamorfosi, vive un periodo fiorentissimo di sperimentazioni.
E’ il gioco che inganna l’occhio! E’ il Barocco per eccellenza!
La perspective curieuse, ou magie artificielle di Jean François Nicéron, del 1638, è il trattato più importante, con una descrizione, completa e puntuale, sulle diverse tecniche per progettare e realizzare anamorfosi sia in prospettiva che in riflessione. Infatti, in questo periodo storico si svilupperanno in particolare le anamorfosi ottenute con la prospettiva inversa e con gli  anamorfoscopi.

LA PROSPETTIVA INVERSA
Per spiegare il procedimento della prospettiva inversa, Nicèron utilizza un  disegno con il volto di un uomo barbuto e con i capelli lunghi. Il disegno è suddiviso in un reticolo di 36 caselle quadrate. Deformando il reticolo in modo che le linee orizzontali diventino linee convergenti verso il punto di fuga P e quelle verticali tracciate in funzione della posizione del punto R si ottiene la figura deformata in 36 trapezi. La deformazione del volto ha seguito una regola precisa: il tratto di disegno all’interno di ciascun trapezio inizia e finisce nello stesso punto del corrispondente quadrato del disegno originale. La regola seguita consente di vedere l’immagine originale magicamente ricomposta se si osserva il disegno dal punto prospettico che si trova sulla verticale del foglio ad una altezza pari alla lunghezza del segmento PR. [1]




La stessa regola viene utilizzata da Emmanuel Maignan nel 1646, il quale, sulla parete di un lungo corridoio del convento della chiesa di Trinità dei Monti, nel centro di Roma, realizza un affresco che si estende per sei metri. Camminando lungo il corridoio si ha l’impressione di guardare un semplice affresco ornamentale, ma se osservato al termine del percorso, il panorama costiero, si trasforma e si ricompone sorprendentemente nella figura di S. Francesco di Paola inginocchiato in preghiera.

   
GLI ANAMORFOSCOPI
Una figura anamorfica  può anche essere realizzata in modo da ricomporre la figura originale, con proporzioni corrette, osservandone il riflesso tramite specchi, di forma cilindrica o conica chiamati, appunto, anamorfoscopi. Questo sistema è anche più stupefacente della prospettiva inversa perché il soggetto è visto, contemporaneamente, sia nella sua forma deformata che ricomposta. Gli anamorfoscopi nascono nel periodo Barocco, come fonte di divertimento e svago, e si svilupperanno, con non poche bizzarrie, durante il Settecento e l’Ottocento.


IL NOVECENTO
Negli anni trenta del Novecento, per impulso dei surrealisti, comincia a diffondersi un interesse per l’anamorfosi, con risvolti interessanti, soprattutto legati all’ambito artistico.  Nel 1982 all’ingresso della mostra l’Oreille oubliée, tenuta presso il centro Pompidou era collocata l’anamorfosi di un orecchio; la mostra dedicata all’ambiente sonoro dell’uomo, non aveva nulla a che vedere con questa immagine che compariva sia su un pannello lungo cinque metri sia sui biglietti di invito; l’anamorfosi sorprende, colpisce, attrae l’attenzione; è una tradizione antica che nel tempo si rinnova continuamente! 
Appartengono a questo periodo le anamorfosi di Ljuba; esse non nascono da uno schema geometrico ma emergono dalle ombre stesse dei suoi quadri ricchi di enigmi. E ancora, le anamorfosi spaziali di Jean Philippe Muné e Dominique Tordjman, le anamorfosi piramidali di Hans Hamngren e le anamorfosi parziali del ritratto del padre, in Generazione del tempo, di Andrea Carnemolla.


STREET ART
Gli esempi più spettacolari di arte anamorfica sono realizzati da street artists come Kurt Wenner, Julian Beever, Leon Keer, Tony Cuboliquido e da molti altri.  La loro è una forma d’arte atta a stupire gente comune, ogni pezzo d'arte è unico ed appartiene alla strada ed ai suoi abitanti, il fatto che sia provvisoria ne amplifica il suo valore. I dipinti anamorfici di street art sono concepiti per essere temporanei, una performance che verrà cancellata dalle intemperie e dal passaggio dei suoi stessi spettatori.  Per nostra fortuna però, riusciamo a goderne grazie alla diffusione  di immagini su internet.


LAND ART
Un’altra forma d’arte originale è l’anamorfosi spaziale in tre dimensioni, come il Giardino Effimero progettato da François Abèlanet a Parigi nel 2011. All’apparenza si tratta di un normale giardino che si estende per 1500 mq con un terreno ondulato. Se osservato dal punto di vista prospettico “privilegiato”, il giardino, si trasforma e si ricompone sorprendentemente in un mappamondo.  Abèlanet, scenografo e land artist, realizza una serie di opere anamorfiche spettacolari come Anamorphose vegetale nel Domaine de Saint-Germain en Laye in  Francia nel  2009, dove lavorando su una superficie di  18.000 mq realizza un gigantesco cubo, utilizzando come materia prima l’erba che, arricchita di  azoto in diverse quantità, offre una varietà di verdi differenti intensificando l’effetto scacchiera.


GEOMETRICO ANAMORFICO
Felice Varini, artista franco-svizzero, viene considerato uno dei massimi esponenti dell’arte geometrica anamorfica. Lavora in contesti raffinati scegliendo per le sue opere architetture importanti come musei o palazzi storici. Il linguaggio, che ritroviamo nei suoi lavori, è sempre espresso con una forte eleganza in bilico tra elevazione e immanenza, il confine tra pittura, scultura ed architettura è quasi impercettibile. L’artista si propone di indagare diverse possibilità percettive dello spazio al fine di restituire allo spettatore nuove dimensioni pittoriche, non solo da guardare, ma anche da attraversare: ecco che, muovendosi nello spazio, l’osservatore può sperimentare infiniti punti di lettura e immergersi in geometrie effimere e allo stesso tempo reali.


FOTOGRAFIA
George Rousse, fotografo francese, realizza spazi effimeri e irreali, trasformando i luoghi in ambienti pittorici “costruiti”.
E’ allo stesso tempo un pittore, scultore, architetto; la sua materia prima è lo spazio: lo spazio di edifici abbandonati. Prendendo ispirazione dalla qualità architettonica di un sito e la luce che vi trova, sceglie rapidamente un "frammento" e crea una mise-en-scène, tenendo presente il suo obiettivo finale, la creazione di un'immagine fotografica.


ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
Rub Kandy, street artist italiano, lavora da diverso tempo sul tema della anamorfosi; interviene in contesti degradati delle città come periferie e fabbriche abbandonate. Dipinge forme geometriche in grandi spazi; utilizza la pittura bianca come colore, dalla valenza simbolica, di contrasto allo sporco ed al degrado presenti in questi luoghi.  E’ molto interessante il connubio anamorfosi/specchio riscontrabile in molte sue opere, prima fra tutte Cross the Mirror.




PER APPROFONDIMENTI

- J.Baltrusaitis, Anamorfosi  o Thaumaturgus opticus, 1978, Adelphi.
- E. Battisti, A. Carnemolla, R.J. Maste, F. Menna, Anamorfosi evasione e ritorno, 1981, Officina Edizioni.
[1] - Paolo Lazzaro, Daniele Murra, L’anamorfosi tra arte, percezione visiva e “prospettive bizzarre”, 2013, ENEA.